lunedì 24 settembre 2012

Il teatro


il melodramma nell' ottocento
durante tutto l'ottocento si va a teatro per ascoltare la musica e il proprio cantante preferito. Ma anche per vedere e per farsi veder; per sfoggiare abiti sontuosi e raffinati gioielli; per fare pettegolezzi e intrecciare nuovi amori; per concludere affari o accordi politici.
La struttura del teatro sembra fatta apposta per rispondere sia alle esigenze spettacolari della rappresentazioni sia alle necessità e alle funzioni dell' occasione mondana.
alcuni ordini sovrapposti di palchi, di proprietà dell' aristocrazia o affittati annualmente  da famiglie della ricca borghesia, costituiscono la sontuosa cornice di tutta la sala. decorati con ori, stucchi e stemmi gentilizi, i palchi sono ornati anche da tendine; dal soffitto pende un gigantesco lampadario carico di candele. Ogni palco ha la propria entrata autonoma e un retropalco, variamente arredato, dove si consumano piccoli pasti, rinfreschi, dove si gioca e si corteggiano le belle dame. la disposizione dei palchi ha un'importantissima funzione sociale: ognuno può vedere gli altri.
Naturalmente il palco più tenuto d'occhio è il cosiddetto palco reale,   che ospita la personalità di rango più elevato e più in vista della città.
In corrispondenza del secondo o terzo ordine di palchi, vi sono i ridotti, cioè le grandi sale in cui il pubblico si reca per bere, per mangiare al ristorante o per giocare d'azzardo. Infine nell'ultimo ordine,il cosiddetto loggione,prende posto un pubblico più modesto ma entusiasta e molto interessato alla rappresentazione teatrale.
Uno sfarzoso foyer accoglie il pubblico elegante e introduce alla platea, dalla caratteristica forma a ferro di cavallo, che ospita gli spettatori occasionali, quelli che pagano l' ingresso singolo, sera per sera. In platea poche file di scomode pache e di sedie mobili permettono solo a qualcuno di sedersi, mentre la maggior parte di questo pubblico, formato da soldati, servitori,artigiani e piccoli borghesi, resta in piedi.
Teatro delle meraviglie
è il 1813:il sipario si chiude sul finale dell' italiana in Algeri di Gioacchino Rossini el il pubblico veneziano che assiste alla prima rappresentazione dell'opera ne decreta il trionfo.
Per il giovane compositore italiano è l'inizio di una folgorante carriera:l'intreccio di questo dramma giocoso è davvero appassionante, non parliamo poi delle scenografie, delle luci e dei costumi.
Magnificenza e ricchezza si dispiegano sul palcoscenico, sia per la quantità dei coristi sia per la grandiosità delle scenografie e i numerosi cambiamenti di scena: mari in burrasca battuti  dal vento; vascelli che affondano tra fiumi e nebbie; un camello vero che attraversa la scena e altre ambientazioni esotiche colpiscono la fantasia dello spettatore.
E poi cantanti, che voci straordinarie! Che interminabili gorgheggi! Che intreccia di voci nei finali di ciascun atto!
Il melodramma: le ragioni di un successo 
sono trascorsi quasi due secoli dalla storica serata in cui nel 1637,proprio a venezia, si è inaugurato  il primo  teatro pubblico e, all'epoca di Rossini, il melodramma è ancora il genere musicale prediletto in Italia e altrove.
Il teatro d'opera si è diffuso capillarmente in tutta europa e si saldamente radicato nella vita culturale e sociale di qualsiasi centro cittadino: opere tragiche, buffe e eroiche si avvicendano a un ritmo vorticoso nelle stagioni teatrali. In un'epoca in cui  i divertimenti sono rari e nella quale per ascoltare un po di musica è necessario recarsi a teatro o suonarsela , il melodramma costituisce un genere di largo consumo ed è lo spettacolo più amato da un pubblico si spettatori vasto ed eterogeneo per classe sociale, cultura gusti,età. In particolare, fino ai primi decenni dell'ottocento, nei teatri d'opera ha un grande successo un repertorio il cui scopo principale è proprio quello di divertire il pubblico, facendolo anche ridere: si tratta dell' opera buffa, un genere che presenta situazioni comiche o burlesche assai vicine a quelle della commedia dell'arte, oltre agli immancabili intrecci sentimentali.
Il virtuoso di canto 
All'epoca di rossini il teatro è una sorta di grande salotto, in cui è lecito essere distratti.Per catturare l'interesse di questo pubblico e per garantirsi il successo di un'opera impresari, autori e interpreti devono creare prodotti capaci di rispondere alle mode del momento e di sostenere la concorrenza di altri teatri e di altre opere.
è facile comprendere come un simile contesto, tra i fattori che contribuiscono al successo di un'opera,quello decisivo sia senza dubbio costituito dalla presenza di un cantante famoso,principale  attrazione di una serata a tetro. Sino i primi decenni dell'ottocento i cantanti d'opera sono infatti gli assoluti protagonisti delle scena musicale: adulati, acclamati e strapagati essi sono contesi da tutti i teatri d'Europa e diventano figure leggendarie, per le quali il pubblico si esalta, ha atteggiamenti deliranti, si divide in fazioni i sostenitori di questo e quello.
Dotato di eccezionali abilità tecniche ed espressive il virtuoso della voce seduce il pubblico con la bellezza del suo canto e con uno stile vocale, detto belcanto, che riempie i grandi spazi del teatro grazie alla potenza sonora , all'espressività intesa e ai passaggi irti di difficoltà.    
protagonisti
Claudio Monteverdi nasce a Cremona nel  1567,dove studia canto, viola e composizione. A soli quindici anni esordisce come compositore con una racclata di mottetti a tre voci.
Nel 1587 pubblica il primo libro de madrigali a 5 voci , genere in cui rivela il suo straordinario talento e che lo rende famoso in tutta europa. Nel 1590 entra al servizio di Vincenzo duca di Mantova. L' ambiente colto della corte e i numerosi viaggi intrapresi in seguito del duca maturano la sua personalità artistica, che si esprime tanto nella composizione di musiche d'occasione, quanto nel nuovo genere del teatro in musica. Al 1607 risale la sua prima opera teatrale,l'Orfeo accolta così trionfalmente che anche i teatri delle altre città si contengono il privilegio di rappresentarla.
Gioacchino Rossini La prima parte della sua vita fu come uno dei suoi celeberrimi, travolgenti crescendo (compose la prima opera all'età di quattordici anni); poi - come per iniziare una seconda esistenza - vennero il precoce ed improvviso abbandono del teatro, la depressione e il ritiro nella pace della campagna parigina  di Passy, con molte pagine di musica ancora da scrivere.
Nato tre mesi dopo la morte di Wolfgang Amadeus Mozart , il Cigno di Pesaro - come fu definito - impresse al melodramma uno stile destinato a far epoca e del quale chiunque, dopo di lui, avrebbe dovuto tener conto; musicò decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie.
La sua famiglia era di semplici origini: il padre Giuseppe - detto Vivazza (morto il 20 aprile 1839) - fervente sostenitore della Rivoluzione francese, era originario di Lugo (Ravenna) e suonava per professione nella banda cittadina e nelle orchestre locali che appoggiavano le truppe francesi d'occupazione; la madre, Anna Guidarini, era nata ad Urbino ed era una cantante di discreta bravura. In ragione delle idee politiche del padre, la famiglia Rossini fu costretta a frequenti trasferimenti da una città all'altra tra Emilia e Romagna.
Così il giovane Rossini trascorre gli anni della giovinezza o presso la nonna o in viaggio fra RavennaFerrara e Bologna dove il padre era riparato nel tentativo di sfuggire alla cattura dopo il restauro del governo pontificio. Ed è proprio a Bologna, dopo aver appreso qualche rudimento dai fratelli Malerbi a Lugo, che si avvicina alla musica ed in particolare allo studio del canto (fu contralto e cantore all'Accademia filarmonica) e della spinetta presso Giuseppe Prinetti, suo primo maestro.
È il 1800 e Rossini ha otto anni; a quattordici (1806), si iscrive al Liceo musicale bolognese, studia intensamente composizione appassionandosi alle pagine di Haydn e di Mozart (è in questo periodo che si guadagna l'appellativo di tedeschino), mostrando grande ammirazione per le opere di Cimarosa e scrive la sua prima opera (Demetrio e Polibio, che sarà rappresentata però soltanto nel 1812).
Conosce Isabella Colbran, cantante lirica, maggiore di età, che sposerà a Castenaso il 16 marzo 1822 e da cui si separerà intorno al 1830.