martedì 8 gennaio 2013

Cesare Bocci

Biografia



Inizia la carriera d'attore a 23 anni frequentando la scuola di recitazione del suo paese, Camporotondo di Fiastrone, appassionandosi al mondo del teatro con la Compagnia della Rancia di Tolentino, di cui è socio fondatore. Trasferitosi a Roma, continua a fare teatro e inizia a lavorare in televisione e al cinema. Il suo debutto nel cinema avviene con L'aria serena dell'ovest del 1990, per la regia di Silvio Soldini. Nel 2001 è coprotagonista in Princesa, nel ruolo di un cliente di transessuali che si innamora di uno di loro.
Bocci ha recitato in teatro, tra l'altro, in Arlecchino innamorato, La Famiglia dell'antiquario, La stanza del delitto.
Ha avuto un enorme successo nei panni di Mimì Augello ne Il commissario Montalbano, ruolo che gli ha riaperto le porte delle televisione dopo Zanzibar.
Ha interpretato il ruolo del medico Antonio Ceppi in Elisa di Rivombrosa e Elisa di Rivombrosa - parte seconda.
Nel 2007 recita accanto a Stefania e Amanda Sandrelli nella miniserie tv in sei puntate per Canale 5 Io e Mamma. Dal 29 agosto 2008 è il primario Sergio Danieli in Terapia d'urgenza.
Nel 2008 è stato chiamato a Camerino (sua terra d'origine) per presenziare alla rievocazione storica della "Corsa alla spada e palio" nei panni del duca Da Varano.
Nel 2010 è stato nel cast dello spettacolo teatrale "Testimoni", con la regia di Angelo Longoni.
Nel 2011 e 2012 è di nuovo in scena protagonista, insieme a Massimo Ghini, di La Cage Aux Folles, adattamento di Massimo Romeo Piparo del celebre musical di Jerry Herman e Harvey Fierstein.
Sempre nel 2012 è di nuovo in televisione su Rai Uno accanto a Veronica Pivetti nella fortunata fiction "Provaci Ancora Prof" giunta alla sua quarta serie, vestendo i panni di Marco, cinquantenne esportatore di vini pregiati.
Sarà tra i coprotagonisti della fiction basata sul romanzo di Lev Tolstoj "Anna Karenina" targata Lux Vide per Rai Fiction. Le riprese inizieranno a Novembre 2012.

lunedì 7 gennaio 2013

Opere Giuseppe Verdi



 Rigoletto
Titta Ruffo as Rigoletto.jpg

Rigoletto è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse ("Il re si diverte").
La prima ebbe luogo l'11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia. Questi gli artisti impegnati:
Con Il trovatore (1853) e La traviata (1853) è parte della cosiddetta "trilogia popolare" di Verdi.
Centrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte, Rigoletto fu inizialmente oggetto della censura austriaca. La stessa sorte era toccata nel 1832 a Le Roi s'amuse, bloccata dalla censura e riproposta solo 50 anni dopo la prima.
Nel dramma di Hugo, che non piacque né al pubblico né alla critica, erano infatti descritte senza mezzi termini le dissolutezze della corte francese, con al centro il libertinaggio di Francesco I, re di Francia. Nell'opera si arrivò al compromesso di far svolgere l'azione alla corte di Mantova, a quel tempo non più esistente, trasformando il re di Francia nel duca di Mantova, e cambiando il nome del protagonista da Triboulet a Rigoletto (dal francese rigoler che significa ridere).
Intenso dramma di passione, tradimento, amore filiale e vendetta, Rigoletto non solo offre una combinazione perfetta di ricchezza melodica e potenza drammatica, ma pone lucidamente in evidenza le tensioni sociali e la subalterna condizione femminile in una realtà nella quale il pubblico ottocentesco poteva facilmente rispecchiarsi. Dal punto di vista musicale abbiamo, fin dal preludio, il ripetersi costante del Tema della maledizione, la ripetizione della nota Do in ritmo puntato.
La scena è ambientata a Mantova e dintorni nel XVI secolo. I personaggi principali sono il duca, il buffone, Gilda (la figlia del buffone), Sparafucile e la sorella Maddalena. È composto in 3 atti dove i lirici interpretano la maledizione del Rigoletto, il buffone.
Trovatore
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Il trovatore è un'opera di Giuseppe Verdi rappresentata in prima assoluta il 19 gennaio 1853 al Teatro Apollo di Roma. Assieme a Rigoletto e La traviata fa parte della cosiddetta trilogia popolare.
Il libretto, in quattro parti e otto quadri, fu tratto dal dramma El Trovador di Antonio García Gutiérrez. Fu Verdi stesso ad avere l'idea di ricavare un'opera dal dramma di Gutiérrez, commissionando a Salvadore Cammarano la riduzione librettistica. Il poeta napoletano morì improvvisamente nel 1852, appena terminato il libretto, e Verdi, che desiderava alcune aggiunte e piccole modifiche, si trovò costretto a chiedere l'intervento di un collaboratore del compianto Cammarano, Leone Emanuele Bardare. Questi, che operò su precise direttive dell'operista, mutò il metro della canzone di Azucena (da settenari a doppi quinari) e aggiunse il cantabile di Luna (Il balen del suo sorriso - II.3) e quello di Leonora (D'amor sull'ali rosee - IV.1). Lo stesso Verdi, inoltre, intervenne personalmente sui versi finali dell'opera, abbreviandoli.
La prima rappresentazione fu un grande successo: come scrive Julian Budden, «Con nessun'altra delle sue opere, neppure con il Nabucco, Verdi toccò così rapidamente il cuore del suo pubblico».
Interpreti di quel fortunatissimo debutto furono: La trama - oltremodo intricata e romanzesca - si sviluppa parte in Biscaglia e parte in Aragona all'inizio del XV secolo.
 Traviata

La traviata è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, tratto dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas (figlio) La signora delle camelie; fa parte della "trilogia popolare" assieme a il trovatore  e a Rigoletto.
Fu in parte composta nella villa degli editori Ricordi a Cadenabbia, sul lago di Como. La prima rappresentazione avvenne al Teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853 ma, a causa soprattutto di interpreti non all’altezza e della scabrosità dell'argomento, si rivelò un sonoro fiasco; ripresa l’anno successivo con interpreti più validi e retrodatando l'azione di due secoli, riscosse finalmente il meritato successo.
Avviso per la prima mondiale de La traviataFra i passaggi più popolari dell'opera, l'invocazione di Violetta Amami, Alfredo, il famoso brindisi Libiamo ne' lieti calici, la cabaletta Sempre libera degg'io, il concertato finale del secondo atto, l'aria Addio, del passato e il duetto Parigi, o cara.






Giuseppe Verdi



Giuseppe Verdi nacque nelle campagne della bassa parmense, a Le Roncole, frazione di Busseto, il 10 ottobre 1813 da Carlo, oste e rivenditore di generi alimentari, e Luigia Uttini, filatrice. Carlo proveniva da una famiglia di agricoltori piacentini (stesse origini della moglie) e, dopo aver messo da parte un po' di denaro, aveva aperto una modesta osteria nella casa delle Roncole, la cui conduzione alternava al lavoro dei campi. L'atto di nascita fu redatto in francese, appartenendo in quegli anni Busseto e il suo territorio all'Impero francese creato da Napoleone.
Pur essendo un giovane di umile condizione sociale, riuscì tuttavia a seguire la propria vocazione di compositore grazie alla buona volontà e al desiderio di apprendere dimostrato. L'organista della chiesa delle Roncole, Pietro Baistrocchi, lo prese a benvolere e gratuitamente lo indirizzò verso lo studio della musica e alla pratica dell'organo. Più tardi, Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della locale società filarmonica, convinto che la fiducia nel giovane non fosse mal riposta, divenne suo mecenate e protettore aiutandolo a proseguire gli studi intrapresi.

La prima formazione del futuro compositore avvenne tuttavia sia frequentando la ricca biblioteca della Scuola dei Gesuiti a Busseto, ancora esistente, sia prendendo lezioni da Ferdinando Provesi, maestro dei locali filarmonici, che gli insegnò i principi della composizione musicale e della pratica strumentale. Verdi aveva solo quindici anni quando, nel 1828, una sua sinfonia d'apertura venne eseguita, in luogo di quella di Rossini, nel corso di una rappresentazione di Il barbiere di Siviglia al teatro di Busseto. Nel 1832 si stabilì a Milano, grazie all'aiuto economico di Antonio Barezzi e a una "pensione" elargitagli dal Monte di Pietà di Busseto. A Milano tentò inutilmente di essere ammesso presso il locale prestigioso Conservatorio e fu per diversi anni allievo di Vincenzo Lavigna, maestro concertatore alla Scala. Nel 1836 sposò Margherita Barezzi, ventiduenne figlia del suo benefattore, con la quale due anni più tardi andò a vivere a Milano in una modesta abitazione a Porta Ticinese. Nel 1839 riuscì finalmente, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: era l'Oberto, Conte di San Bonifacio, su libretto originale di Antonio Piazza, largamente rivisto e riadattato da Temistocle Solera. L'Oberto era un lavoro di stampo donizettiano, ma alcune sue peculiarità drammatiche piacquero al pubblico tanto che l'opera ebbe un buon successo e quattordici repliche.