Passeranno molti anni prima che un giovane fisico tedesco, Heinrich Rudolf Hertz riesca sperimentalmente a dimostrare la validità delle teorie di Maxwell.
Hertz costruì un dispositivo (detto oscillatore) che produceva delle scariche elettriche le quali a loro volta generavano onde elettromagnetiche, quelle stesse onde che erano state incredibilmente preconizzate dal fisico Maxwell. Accanto all’oscillatore, Hertz poneva un altro apparecchio di sua invenzione (detto risonatore), dove era possibile osservare delle minuscole scintille, che si manifestavano tra due piccole sfere del dispositivo stesso, quando veniva messo in funzione l’oscillatore e tutto ciò nonostante i due apparecchi non fossero collegati tra loro.
Questo straordinario esperimento non ebbe la risonanza che avrebbe meritato anche se fu recepito da vari studiosi. Tra questi merita particolare menzione Augusto Righi, professore all’università di Bologna, sia per il notevole contributo dato allo studio delle onde elettromagnetiche fin dal 1892, sia perché, in occasione di alcuni incontri, avvenuti alla fine del 1894 e i primi mesi del 1895, dette a Guglielmo Marconi (1874-1937) alcuni preziosi
suggerimenti che furono determinanti per il giovane inventore
Hertz morì a soli 37 anni il 1° gennaio 1894; qualche mese più tardi l’inglese Oliver Joseph Lodge , commemorando, al Royal Institution of London, l’immatura scomparsa di Hertz rese noti i risultati delle esperienze di quest’ultimo, presentando altresì un perfezionamento da lui stesso apportato al sistema che consisteva nella sostituzione del risonatore di Hertz con un nuovo dispositivo al quale aveva dato il nome dicoherer
Questa volta la notizia suscitò grande interesse e, da quel momento, analoghi esperimenti vennero ripetuti – nei laboratori delle Università e di altri Istituti di ricerca – da scienziati di vari paesi. Tra questi va ricordato il fisico russo Aleksandr Stepanovich Popov, il cui nome venne clamorosamente alla ribalta nel 1945, essendogli stata attribuita, da parte del governo sovietico, la paternità dell’invenzione della radio. La polemica si protrasse per diversi anni nei convegni scientifici e sulla stampa mondiale e si concluse nel 1962 con un approfondito studio di Charles Süsskind, professore nell’Istituto di Ingegneria Elettronica dell’Università della California, il quale riconobbe a Marconi la priorità dell’invenzione.
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